Intervista a Günther Hujara - Direttore di gara FIS
Come valuta lo sviluppo della discesa libera?
Lo sviluppo è come uno specchio. Prima si vede la propria immagine e poi lo specchio. Due cose che avvengono contemporaneamente. Allo stesso modo le direttive relative alla pista conducono al miglioramento dei materiali, lo sviluppo dei quali influenza le abilità tecniche e lo stile. Per migliorare la tecnica ci vuole una grande forza fisica. Tutto ciò ha a sua volta effetti sulla tracciatura e sulle modifiche nel profilo della pista. È come un ping-pong continuo: si impongono direttive che costringono le varie parti (atleti, allenatori, industria, comitati organizzatori) al mantenimento di un equilibrio. Ognuna di queste parti trova poi ogni volta qualche nuovo vantaggio. È un vero circolo vizioso.
In cosa consiste il fascino della discesa libera?
Come direttore di gara valuto naturalmente il mio punto di vista. Noi dobbiamo creare e realizzare tutte le premesse, per cui gli atleti possano esprimere il proprio rendimento. Il fascino consiste nel gestire passaggi a velocità per molti inimmaginabile.
Quindi sempre più veloci, sempre più in avanti, sempre più in alto?
Le piste sono state migliorate e per certi versi rese più prevedibili. La formazione di un atleta è oggi spesso molto più elevata di quanto fosse possibile un tempo. L'umanità in genere progredisce continuamente. Basti pensare ad un cinquantenne di ieri e confrontarlo con un coetaneo oggi: la differenza è evidente. La qualità della vita e la medicina svolgono un ruolo importante. Questo sviluppo si riflette in tutti gli sport e lo sviluppo dei materiali sostiene questi processi.
Può farci un esempio di cambiamenti avvenuti?
Quando Bernhard Russi scende sul Lauberhorn a Wengen con la sua tuta ed una telecamera, ottiene un tempo, che durante la sua carriera agonistica lo avrebbe fatto vincere tre volte tanto. Questo mostra chiaramente lo sviluppo della discesa libera. Ognuno con tutte le variabili presenti ottiene nettamente risultati migliori di una volta. Questo naturalmente con investimenti maggiori.
Nel suo lavoro c'è chi le fa complimenti?
Il complimenti più grande, ad esempio dopo l'incidente di Beltrametti, è stato quello degli atleti, che non mi hanno attaccato, poiché erano consapevoli, che noi facciamo il meglio per loro. C'è un grande consenso, una comune veduta sugli obiettivi. Noi dobbiamo dare la possibilità a tutte le parti coinvolte (atleti, allenatori, responsabili, comitati) di fare il meglio per lo sport. Dobbiamo svolgere un lavoro trasparente e chiaro. È un lavoro certosino che contiene anche le soluzioni. In questo senso non c'è nessun altro "lavoratore" coerente quanto Helmuth Schmalzl e sono orgoglioso di averlo come partner.